Luglio 28, 2022 Matteo

Lavorazione dei metalli / POGNO

La lavorazione dei metalli fu praticata fin dall’antichità sul lago d'Orta. Si hanno attestazioni dell'attività di peltrai, stagnari e fonditori a partire dalla seconda metà del XV secolo.

Questi artigiani emigravano verso la Francia, tradizionale meta anche dei peltrai valdostani, e verso la Spagna. I fonditori girovaghi raggiunsero poi la Germania, ingaggiando una spietata concorrenza coi produttori locali.

Esisteva per questi artigiani la possibilità di smerciare ottoni e peltri sul piccolo mercato locale, mentre un'altra parte della loro produzione poteva trovare posizione come oggetti d'uso liturgico, quali pissidi, acquasantiere, candelieri da altare, crocifissi, lucerne a catenelle e lampade. Erano fabbricati con questa lega metallica anche boccali, bricchi, piatti, lampade comuni, scatolette, tabacchiere, posaterie ed altri beni d'uso corrente.

E' nel XVI secolo che l'utilizzo del peltro si ampliò dagli oggetti ecclesiastici a quelli d'uso comune presenti nelle case dell'emergente borghesia, come piatti, ciotole, bicchieri, zuppiere e brocche. Proprio questa diffusione degli oggetti di peltro, nell'Europa cinquecentesca, contribuì ad alimentare l'emigrazione degli abitanti del Cusio, della Valle Strona, verso il nord Europa e la Spagna, dove s'impegnarono come venditori ambulanti di manufatti in peltro da loro stessi realizzati.

Anche nella vicina Valsesia, collegata al Cusio attraverso la Cremosina, l’attività di fusione e lavorazione dei metalli era particolarmente diffusa; in particolare la storica fonderia di campane Mazzola di Valduggia rimase in attività dal XV secolo fino ad anni recenti.

Questo know-how diffuso sul territorio legato alla produzione di oggetti in metallo, che dalla Valsesia dialogava con il lago d’Orta, è forse alla base della moderna industria della rubinetteria e del valvolame che trova nella zona di Pogno e San Maurizio d’Opaglio il suo cuore produttivo. 

Fonte: www.museodelrubinetto.it

INVIA UNA RICHIESTA